05 febbraio 2016
La Legge di Stabilità per il 2016 (Legge n. 208 del 28 dicembre 2015) esprime la volontà del Governo di basare la ripresa dell’economia italiana anche sul rilancio degli investimenti pubblici. Da questo punto di vista, la manovra di finanza pubblica offre le condizioni per sostenere una decisa ripresa del comparto delle opere pubbliche.
Le misure riguardano principalmente la cancellazione del Patto di stabilità interno, l’accelerazione della spesa da realizzare nel 2016, grazie all’utilizzo della clausola europea per gli investimenti, e l’interruzione dei continui tagli agli stanziamenti per nuove infrastrutture. Inoltre, allargando l’analisi ad un orizzonte temporale più ampio, emerge l’intenzione di offrire una maggiore stabilità finanziaria ad alcuni importanti programmi di spesa come l’edilizia scolastica, il rischio idrogeologico, il Piano pluriennale Anas 2015-2019, il Contratto di programma delle Ferrovie dello Stato.
Secondo la stima dell’Ance, la Legge di Stabilità per il 2016, registra un incremento di circa l’8% in termini reali delle risorse per nuove infrastrutture iscritte nel Bilancio dello Stato per il 2016 rispetto all’anno precedente, interrompendo il trend decrescente delle risorse per le opere pubbliche, che dal 2008 al 2015 hanno subito un taglio complessivo del 42,6%.
Tale aumento delle risorse sembra interrompere una politica di bilancio che, negli ultimi anni, ha sempre penalizzato la spesa in conto capitale. Dal 2008, anno dello scoppio della crisi, al 2015, l’analisi sul Bilancio dello Stato segna, infatti, una riduzione del 42,8% in termini reali degli stanziamenti per spese in conto capitale, a fronte di spese correnti al netto degli interessi in aumento (+11,7%).
Tale tendenza nelle decisioni di spesa si è riscontrata anche a livello locale, con una dinamica analoga sulle spese effettivamente sostenute. Secondo i dati della Ragioneria dello Stato, infatti, tra il 2008 e il 2014, i Comuni hanno ridotto del 47% le spese in conto capitale e aumentato del 17% quelle correnti. La ragione di tale andamento è rintracciabile nelle regole di funzionamento del Patto di stabilità interno che, a partire dalla sua introduzione nel 2008, ha determinato una progressiva, drastica, riduzione della spesa in conto capitale degli enti locali, senza al contempo riuscire a contenere, in alcun modo, le spese correnti.
Ora, attraverso la soppressione del Patto di stabilità interno e il contestuale passaggio al cosiddetto “pareggio di bilancio”, previsti nella Legge di Stabilità, gli enti territoriali potranno finalmente liberare i pagamenti pregressi alle imprese, superando un problema che ha creato enormi difficoltà alle imprese negli ultimi otto anni. Allo stesso tempo, il superamento del Patto consentirà di superare tutte le distorsioni sulla spesa in conto capitale provocate in questi anni dalle regole di finanza pubblica a livello territoriale. Ciò dovrebbe permettere di rilanciare l’attività di investimento attraverso interventi utili al territorio e al benessere dei cittadini, come quelli di manutenzione e messa in sicurezza del territorio, in grado, inoltre, di sostenere il sistema economico a livello locale.
L’attuazione di questi interventi e l’accelerazione di altri già avviati nel 2016 sarà possibile grazie alla clausola europea per gli investimenti che potrebbe aumentare di 3,5 miliardi di euro la spesa del 2016 in infrastrutture e quindi liberare importanti risorse rimaste finora bloccate.
Naturalmente, sarà necessaria un’attenta verifica dell’efficacia di tali opportunità. Gli enti territoriali dovranno dimostrare di sfruttare lo spazio concesso per fare investimenti e non per alimentare ulteriormente la spese corrente, in molti casi improduttiva. Le amministrazioni dovranno spendere bene e in maniera efficace le risorse liberate grazie alla clausola europea per gli investimenti, concentrando la propria azione su interventi realmente in grado di innescare la crescita e rimuovendo le incrostazioni che hanno bloccato la spesa in questi anni.
La Legge di stabilità per il 2016 contiene, quindi, strumenti per sostenere la ripresa del settore delle costruzioni e dell’intera economia, segnando un importante cambiamento di approccio che, oltre a privilegiare l’effettiva realizzazione degli investimenti già nel 2016, fornisce maggiore stabilità finanziaria ai programmi infrastrutturali e ai grandi soggetti attuatori su un orizzonte pluriennale.
L’Anas, ad esempio, potrà contare nel 2016 sulla forte iniezione di risorse prevista nella Legge di stabilità per il 2016, quale contributo in conto capitale, per 6.800 milioni di euro, di cui 1.110 milioni nel 2016, 1.340 milioni nel 2017, 1.350 milioni nel 2018 e 3.000 milioni nel biennio 2019-2020. Tali risorse consentiranno, peraltro, di dare maggiore certezza alla programmazione dell’Ente definita nell’ambito del Piano pluriennale Anas 2015-2019 da 20,2 miliardi di euro in corso di approvazione definitiva.
Un discorso analogo riguarda anche le Ferrovie dello Stato che nel triennio 2016-2018 potranno contare su 8,3 milioni di euro. Tali risorse contribuiranno a dare concretezza al Contratto di Programma 2012-2016.
La volontà del Governo di garantire un profilo più stabile ai finanziamenti riguarda anche i programmi di spesa relativi all’edilizia scolastica e al rischio idrogeologico.
In allegato è disponibile il documento, a cura della Direzione Affari Economici e Centro Studi, “Le risorse per le infrastrutture nella Legge di Stabilità per il 2016 – Legge 28 dicembre 2015, n.208”.