Agevolazioni fiscali: rischi per le PMI – Riflessioni del Presidente Iotti

18 maggio 2022

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Quando il governo propose grandi agevolazioni fiscali, fino a non far spendere nulla al cittadino beneficiario, le aziende dei settori interessate furono naturalmente molto favorevoli. Da una parte si dava una mano importante alla transizione energetica e ambientale, all’accessibilità degli edifici, alla necessaria manutenzione. Dall’altra si dava lavoro alle imprese, dopo una crisi più che decennale e, per di più, per una serie di ragioni intuibili, il regime dei prezzi dei lavori appariva favorevole.
Poi vennero i problemi applicativi, tecnici, oppure dovuti alla correzione delle superficialità con cui, all’inizio, si è data possibilità alle varie mafie di farsi finanziare dei falsi interventi per importi macroscopici. Alcuni problemi tecnici sussistono ancora, ma in questo periodo stanno evidenziandosi due altre questioni, che toccano la stessa sopravvivenza delle aziende.
La prima è quello dell’aumento repentino dei prezzi del materiale, imprevedibile in questa entità, cioè non dovuta solo all’esplosione della domanda (in effetti prevedibile dai governanti), ma dalla situazione internazionale, oltre tutto aggravatasi col conflitto ucraino. I prezzi in corso d’opera non possono essere modificati, gli aumenti li sopportano le imprese.
Il secondo tema implica pesanti responsabilità dei governi succedutisi del tempo, ed è quello finanziario.
Tante PMI hanno dato fiducia al sistema, ed hanno accettato gli sconti in fattura, anche perchè inizialmente spinti dalla concorrenza di altre aziende che sembravano non farsene un problema. Cosa sta accadendo ora? Che il sistema finanziario, in primis le banche, ormai in gran parte non ritira più i crediti fiscali dalle imprese.
La gran parte di quest’ultime non ha capienza fiscale per farsi carico in proprio degli oneri assuntisi, per cui dei crediti non sa che farsene. Ha invece bisogno di liquidità, per pagare maestranze e materiali. Casomai le banche ai soggetti più forti (piove sempre sul bagnato) sono disposte ad anticipare denaro, ma la tempistica in cui questo potrà essere loro restituito per le imprese è un’incognita.
Non è un mistero per nessuno che nelle città si vedono molti cantieri fermi. Qualche gru è stata persino già smontata, interrompendo i lavori. Insisto: non è solo questione di mancanza di manodopera o di materiali, ma di carenza di denaro per pagarli. Non è un caso che il presidente di ANCE Gabriele Buia abbia spinto perchè i lavori siano eseguiti da imprese che non siano improvvisate o troppo deboli. Sembrerà paradossale che lo approvi chi come il sottoscritto rappresenta le PMI, ma noi non rappresentiamo gli avventurieri. Non vogliamo nemmeno che le imprese finiscano per rivolgersi alle mafie, che di soldi ne hanno in abbondanza da investire.
In ultima analisi, sembra di poter affermare che, consapevoli o no, i governanti hanno con queste operazioni fatto troppa demagogia con i cittadini e con le imprese. Draghi se n’è accorto, ma nella maggioranza è stato prontamente smentito dagli irresponsabili di turno. Il fatto è che lo Stato, già troppo indebitato, presumibilmente non può sopportare la carenza di entrate fiscali che si sta determinando, e sta cercando di passare la patata bollente ad altri. Il sistema finanziario ne ha preso atto, prima lo facciamo anche noi PMI, meglio è.

Giuseppe Iotti

 

Nb. Le riflessioni del Presidente Iotti sono state pubblicate sulla Gazzetta di Parma del 17 Maggio 2022, in allegato.

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