10 ottobre 2018
Il prossimo 12 Ottobre, alle 14.30, nella Sala Congressi Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali (via Kennedy 6), è in programma il convegno: “Sostenibilità, responsabilità sociale d’impresa e aspettative dei consumatori: nuovi paradigmi di qualità?”, promosso dall’Università di Parma in collaborazione con Comune di Parma, Gruppo Imprese Artigiane Parma, Centro Universitario di Bioetica – UCB dell’Ateneo, Centro di Etica Ambientale, Legambiente e Circolo culturale Il Borgo.
Al convegno, parteciperà anche il Presidente del Gruppo Imprese: Giuseppe Iotti. In mattinata si svolgerà l’incontro, moderato da Monica Cocconi, Docente di Diritto amministrativo all’Università di Parma e Delegata del Rettore all’anticorruzione e alla trasparenza, vedrà la partecipazione del Rettore Paolo Andrei, del Direttore del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali Luca Di Nella, dell’Assessora all’Agricoltura della Regione Emilia – Romagna Simona Caselli, dell’Assessora alla Sostenibilità del Comune di Parma Tiziana Benassi, del Delegato del Direttivo dell’UCB Alessio Malcevschi e del Presidente de “Il Borgo” Giuseppe Giulio Luciani.
Nel pomeriggio, invece, interverranno nel corso del pomeriggio Stefano Magagnoli, Docente di Global History all’Università di Parma (Alle origini della denominazione di origine. Tipicità, mito e reputazione), Franco Mosconi, Docente di Politica industriale all’Università di Parma (La metamorfosi del modello emiliano negli anni della sostenibilità), Emilio Ferrari, Responsabile Acquisti Grano Duro e Semole del Gruppo Barilla (Il nuovo paradigma della sostenibilità nella filiera del grano duro) e Giuseppe Iotti, Presidente del Gruppo Imprese Artigiane (La responsabilità sociale dell’impresa verso la sostenibilità). Dopo il coffee break seguiranno gli interventi programmati delle docenti dell’Ateneo Katia Furlotti e Mariasole Porpora e di Lorenzo Frattini, Presidente regionale di Legambiente.
L’insostenibilità del nostro modello di sviluppo ha ormai un’evidenza scientifica acclarata. Crescente ne è anche l’instabilità, dotata di un’intensità e di una velocità superiori a quelle del passato poiché le maggiori interazioni esistenti fra le diverse componenti del sistema provocano un’accelerazione crescente dei singoli mutamenti. Differenti sono tuttavia le strategie per ridisegnare un nuovo modello di sviluppo, adeguato ai mutamenti prodotti dalla globalizzazione e rispettoso dei limiti planetari. Sicuramente vi è la necessità di disegnare un nuovo percorso di sviluppo pienamente integrato, che sappia affrontare in modo trasversale i temi della povertà, della sostenibilità, dell’inclusione sociale e della sicurezza alimentare.
L’evento in programma il 12 ottobre affronta, all’interno del contesto più generale della sostenibilità, il tema più specifico del mutamento richiesto alle politiche pubbliche e a quelle d’impresa, riguardo alle nuove aspettative dei consumatori sulla sostenibilità e sulla sicurezza alimentare.
Una delle specificità dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, in effetti, è proprio la visione integrata delle azioni da intraprendere e degli obiettivi da conseguire per ridefinire il nostro modello di sviluppo. Inoltre, se lo sviluppo sostenibile dovrà acquisire centralità sia per le politiche pubbliche sia nei comportamenti delle imprese e delle persone, esso dovrebbe essere inserito fra i Principi fondamentali della Repubblica, come già è avvenuto in Norvegia, in Francia e in Svizzera.
Non a caso un’ulteriore caratteristica dell’Agenda 2030 è la partecipazione dal basso alla definizione della strategia della sostenibilità. Tale partecipazione può generare sinergie, individuare soluzioni innovative, condividere obiettivi e strumenti, controllare i risultati e, infine, valutare i comportamenti delle imprese, dei soggetti politici dei media, spingendo verso il cambiamento a favore dello sviluppo sostenibile. Non sempre tuttavia tale partecipazione è fondata su conoscenze scientifiche attendibili e ad essa si deve senz’altro accompagnare una specifica responsabilità sociale delle imprese, formata in modo adeguato, verso la sostenibilità alimentare e ambientale delle proprie scelte. Altrettanto decisivo dovrà pertanto essere lo sforzo del legislatore, nazionale ed europeo, e delle Autorità preposte alla valutazione del rischio, di accrescere la trasparenza e la qualità degli studi utilizzati nella valutazione scientifica della qualità degli alimenti.